Campania oltre alla bellezza anche previdenza e serietà

Ah la Campania! Dolcissima, durissima Campania. Per affrontarla ed ascoltarla abbiamo voluto preliminarmente condividere alcuni articoli ripresi da importanti testate quotidiane. Ve li elenchiamo secchi. Non ci sarà una rinascita in un Paese senza figli (Rosina, Sole 24H); le ombre francesi (Cingolani, Il Foglio); #Italia veloce (Santilli, Sole 24H). Natalità e previdenza, vendita del made in Italy, e piano delle infrastrutture che molto interessa la Campania, fanno da spunto alla nostra discussione.

Fausto punta subito alla comunicazione dove è ancora possibile inventarsi strumenti più efficaci fermo restando che il ruolo del delegato deve essere sempre più efficiente. Impegniamoci – ribadisce- per offrire più opportunità al rilascio dell’Inarcassa card.

No, dice Fabrizio, perché è più importante fare cultura previdenziale. Certo bisogna fare attenzione anche ai ‘sordi che non vogliono ascoltare‘, ma senza mai disperdere energie. Ha notato che i tempi di risposta della associazione sono diventati più lenti. Il Numero verde delegati deve crescere per essere sempre più a stretto contatto con gli associati. Forse ha ragione, il Covid ha creato difficoltà ma non ha impedito una ‘resa’ di lavoro dell’Ente impeccabile per 169.000 associati e per le loro famiglie.

Raffaele ha già ricevuto proteste, senza aver neanche avuto il tempo di iniziare… Pone grande attenzione sulla Fondazione, perché Marco Senese, suo indimenticato amico, ne fu un grande assertore. Rivendica come moltissimi la regola de ’1 testa 1 lavoro’. Serve Iniziare a fare cultura previdenziale, cambiare approccio e studiare evoluzioni comunicative. La Fondazione deve intervenire con un taglio operativo fra sindacati a reciproca tutela dell’uno e dell’altro. E Dicosi, va detto, non deve dimenticare di migliorare la polizza sanitaria.

Per Andrea resta la grande assenza degli Enti che non fanno quello che le norme impongono. E Dicosi deve fare leva sulle partite Iva non “occasionali”. Per la comunicazione chiede di andare avanti con i seminari sul territorio. L’AdEPP in tal senso potrebbe essere un polarizzatore del welfare familiare, spiega Andrea, che per questo bisogna guardare alla genitorialità. Adeguatezza delle prestazioni; crescita dei redditi con implicazioni ovviamente politiche, mentre aumento dei contributi è, al momento, deleterio. Intervenire sulla deducibilità.

Massimo ci da atto che, tanti passi in avanti sono stati fatti. E tiene molto a segnalare che’ bisogna guardare al bicchiere mezzo pieno delle cose fatte. La fondazione ha troppi compiti.

Secondo Antonio R. non ci si iscrive ad Inarcassa perché non c’è lavoro. Tuttavia bisogna fare in modo che per fare la libera professione occorre avere non solo tutte le carte in regola ma soprattutto il giusto spirito. A volte c’è un atteggiamento ostile verso Inarcassa ‘a prescindere’ dice senza neanche sapere cos’è, cosa fa e come lo fa. Invece, bisognerebbe approfittare di tutte le occasioni per far conoscere le opportunità.

Per Massimo T. Dicosì ha una strada ben tracciata, un percorso solido su cultura e previdenza. Affronta questo secondo mandato con animo diverso dal primo. Gli anni trascorsi sono serviti ad avere idee più chiare. La Cassa è dei liberi professionisti, ma vanno guardati anche gli scenari futuri e le professioni future. Non solo ma i giovani indecisi sono confusi da consulenti che non conoscono le nostre regole. Bisogna premiare i regolari e ascoltare i problemi degli irregolari, con i dovuti limiti e cautele. Beniamino gli fa eco sostenendo che un tema importante è quello della rateazione e visto che Ader rateizza fino a 99 rate. Molti iscritti non hanno seguito il passo dell’informatizzazione. C’è un modo diverso di fare il delegato al sud più coinvolgente.

Mimmo si è appassionato alle esigenze dei colleghi e all’opportunità di comprenderle. Condivide temi e spunti del programma di Dicosì. Parole di apprezzamento per il delegato che lo ha sostituito e che farà certamente bene. Non occorre mai perdere l’occasione di comprendere i problemi dei colleghi.

Anche Paolo vuole dare un contributo studiando ed approfondendo le tematiche previdenziali della nostra Cassa.

Per Pasquale C. la fondazione non deve occupare spazi altrui. Né può non vedere le necessità incorse dai colleghi è l’handicap maggiore. Alzando lo sguardo sul Paese poi, non può non rivolgere critiche all’attuale conduzione del CNAPPC. Pasquale T. chiude il giro di tavolo ricordando che occorre personalizzare le posizioni degli iscritti in modo che ognuno possa ritrovare nella propria area le risposte a tutte le domande previdenziali e/o assistenziali.

Grazie agli amici campani di Dicosi. Grazie a chi c’è stato negli scorsi cinque anni e grazie a chi vorrà continuare ad esserci per avere una splendida fortissima squadra. Ma adesso bisogna già mettersi in viaggio. Prossimo appuntamento, Basilicata.