Lombardia e Valle d’Aosta, missione futuro

L’affollato streaming con Lombardia e Valle d’Aosta è stato certamente tra gli incontri più impegnativi e al tempo stesso stimolanti, fatti finora. Tantissimi i colleghi presenti, appassionati e concentrati sulla previdenza, sul lavoro e sulle conseguenze del coronavirus.  

Per Silvia V. una pagina Facebook è ben poca cosa se non è seguita istituzionalmente con tempi di reazione coerenti. La comunicazione deve guardare chi trasmette e chi riceve. Ci invita poi a fare attenzione alla genitorialità guardando alla famiglia oltre che alla donna. Premialità per chi versa ed è in regola. Includere le professioni emergenti più vicine alle nostre. La Lombardia deve ritrovare o costituire un’identità propria anche facendo sinergia con altre realtà locali.

Alessandro invece ricorda che, purtroppo, ci si appassiona ad Inarcassa solo prima della pensione o quando servono i 600€ dei bonus. Anche per lui Dicosi dovrà fare uno sforzo in più sulla comunicazione.

Gli fa eco Caterina, che segue i social di Inarcassa e vede quasi sempre solo commenti negativi. A suo dire, per gli architetti di Milano la reputazione di Inarcassa è bassissima. In questi 5 anni senza delegati si è interrotto il dialogo con gli iscritti. Eppure, a quanto risulta a Dicosi, il ‘nodo’ periferico degli architetti di Milano insieme a quello degli ingegneri è in assoluto uno dei più efficienti.

Arturo la pensa in tutt’altro modo dai colleghi. Per lui, Inarcassa è ben considerata a Milano dagli Ingegneri per merito del grande lavoro del delegato Fagioli. Mentre, le complessità nel rapporto con gli iscritti sono da ascriversi soprattutto al fatto che leggono poco. Temi che per essere risolti devono comunque essere circoscritti e ben definiti.

Cesare torna su un argomento squisitamente politico: la rappresentatività. Già discusso in passato ma che va ripreso al più presto, cominciando da dove è stato interrotto.

Anche Bruna guarda con attenzione alla politica. Chi entra nel CdA deve essere in grado di ascoltare e dialogare con il territorio di provenienza. E poi c’è Cremona, una delle zone più colpite dal Covid, dove occorre trovare soluzioni specifiche per gli iscritti e capire che accedere al tampone non è stato, non è e non sarà semplice. Per cui è necessario, da subito, trovare una soluzione alle forme più gravi che hanno danneggiato architetti e ingegneri. Ripensare la comunicazione ripartendo dal sito (difficile trovare quello che si cerca).Dicosi avrà il dovere di fare assistenza e non assistenzialismo. Per Bruna, ideatrice del prestito d’onore alle mamme, lo strumento va migliorato agevolandone l’accesso affinché la famiglia abbia più liquidità.

Secondo Paolo, nella comunicazione molto è stato fatto ma occorre fare di più. Il vero problema è che si parla ‘ai sordi’ e questo di sicuro non aiuta a risolvere le cose. Parole sante! Se non si legge e non si ascolta, è difficile capire. In un periodo in cui redditi e previdenza sono cambiati – ribadisce – bisogna sollecitare gli iscritti ad avvicinarsi ed approfondire il tema della previdenza. Lavorare per una maggiore diffusione della cultura previdenziale in un’idea di professione diversa. Anche a questo serve la Fondazione che ha il dovere di concretizzare la volontà del CND.

‘Difficile comunicare coi sordi’ gli fa sponda Claudio B.. Dicosi, insieme a chi si occupa di comunicazione, dovrà trovare gli strumenti giusti per ‘far breccia’ negli iscritti. Occorre far comprendere che pagare anche solo i minimi è una base certa per il futuro e non una tassa. Claudio poi, si è sorpreso che nella categoria ci sia un’alta percentuale di professionisti con un reddito inferiore ai 15.000€. Purtroppo ha ragione ed in questo senso l’attività della Fondazione sarà determinante.

Michel è stato presidente di Ordine e ci ricorda che c’è un problema di comunicazione anche fra istituzioni. Così come esiste un’asimmetria spaventosa con le altre nazioni sul tema del lavoro, come in Francia dove servono autorizzazioni, permessi, lasciapassare, e ‘combine’ con altri tecnici. C’è poco da dire, su questo tema specifico l’Italia deve fare di più.

Giacomo: “Dobbiamo far conoscere tutte le opportunità che Inarcassa propone”. E noi lo sappiamo, sono moltissime. I colleghi si sentono soli e dobbiamo imparare ad ascoltare i loro problemi. Anche per lui, la Fondazione deve avere un ruolo politico per far prevalere la forza dei suoi 168.000 rappresentati. E anche gli Ordini sono importanti. Ci impegneremo di più per fare meglio.

Per Margherita, l’esperienza all’interno del Comitato Previdenza del CND l’ha molto rafforzata. Serve ridefinire il ruolo del delegato, mentre il rapporto diretto con gli iscritti è sempre proficuo. Difficile darle torto. Ancora: rilanciare i nodi periferici; allargare la platea degli iscritti riportando in CND il tema dei pendolari brevi da un lato e l’adeguatezza dei trattamenti previdenziali dall’altro; istituire tavoli di lavoro periodici; far ripartire i workshop per delegati e neodelegati; creare nuovi format per le riunioni territoriali. Le proposte di Margherita sono nel programma di Dicosì.

Luigi non usa mezzi termini: “a Brescia gli associati si ricordano di Inarcassa – che è vista come Equitalia –  solo per le elezioni o al momento del bisogno. L’Ordine rappresenta il quotidiano, ma pochi capiscono che Inarcassa rappresenta il futuro. Proviamo ancora a sensibilizzare gli iscritti, in particolar modo i giovani, facendo ancora più incontri sul territorio”.

Gli architetti milanesi hanno avuto un ‘buco’ di 5 anni. Annalisa, spera che la pattuglia femminile possa convergere sia per migliorare il rapporto con gli iscritti sia per dare una mano in questo CND. Molti hanno problemi con la polizza sanitaria e bisognerà farla comprendere meglio. Ma i delegati non possono però sostituire il lavoro degli uffici. Il ruolo del delegato deve essere politico.

Simona ascolta, studia e osserva. Non crede ci siano problemi di comunicazione ma Inarcassa non convince. Non c’è un architetto milanese che ami Inarcassa e l’Ordine. Il problema è nei contenuti offerti da entrambi. I delegati hanno poco spazio per partecipare e fare qualcosa per Inarcassa. Le è piaciuto il programma, anche se alcuni punti vanno ancora implementati. Attenzione a sviluppare meglio l’adeguatezza al femminile e non solo per le mamme. Per lei la Fondazione, che è interfaccia con l’esterno, dovrà crescere e rafforzarsi.

Pure Roberto è convinto che la nostra Fondazione debba migliorare anche se ha fatto cose importanti, come ‘diamoci una scossa’, i concorsi e l’internazionalizzazione. Per lui, da quando si è affacciato ad Inarcassa molte cose sono cambiate. Grandi e molti i passi avanti fatti. A Fabio sta a cuore un tema che va risolto: il pendolarismo e chi è costretto ad affrontarlo. Sono loro i veri professionisti da ascoltare. Lui è qui per imparare ma non si tirerà indietro per dare una mano in CND.

Cristiano condivide il programma, ci ribadisce che in ‘molti’ sanno ancora poco e che in ‘troppi’ non comprendono che il contributo versato alla cassa è come un ‘sassolino’ da accantonare per il futuro. Per lui il voto elettronico è stato apprezzatissimo. Vuole imparare la previdenza e ascolta. Dicosi lo aiuterà a comprendere ogni passaggio e ogni momento della vita associativa di Inarcassa con un po’ di fiducia e tanta pazienza.

Anche Paolo è interessato a tutti gli argomenti da approfondire. Ed è contento di questo scambio di opinioni dove c’è molto da imparare. Quel che conta prima di tutto sarà aiutare gli iscritti a far capire meglio il valore della nostra Cassa. E’ stata una lunga giornata per Dicosì. Ricca e sfidante, che ci consente di aprire nuove prospettive di lavoro in squadra per i prossimi cinque anni ad esclusivo vantaggio dei nostri iscritti. Grazie a tutti!